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STEFANO PAGLIARINI

GIORNALISTA

Amianto nelle aree del terremoto, si parla della mia inchiesta su E’Tv Marche

Gli uomini sono bastardi, il libro di Carmelo Abbate: un capitolo dedicato al caso Mazzoni

E’ uscito “Gli uomini sono bastardi. Dieci storie nere e perfettamente italiane”: il nuovo libro edito Piemme del saggista, scrittore e giornalista di “Panorama” e “Quarto Grado” Carmelo Abbate, con cui io ho avuto il piacere di collaborare per il capitolo 6, dedicato al caso di Jurgen Mazzoni, lo “stalker infatuato di Senigallia”. Per me questo lavoro non è solo una riga in più sul curriculum, ma un’esperienza di vera inchiesta giornalistica perché si rifletta tutti su un problema dannatamente serio come quello della violenza di genere. Questo è un libro che ci fa riflettere e sono fiero di aver collaborato alla sua realizzazione.

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Elezioni comunali 2018, il confronto tra candidati sindaco di Ancona

Venerdì 11 maggio, nella sala San Paolo del quartiere Torrette, ho moderato il confronto elettorale tra candidati sindaco per le elezioni Comunali 2018 di Ancona. E’ stato un dibattito serio e costruttivo con 3 candidati a sindaco: Francesco Rubini per Altra Idea di Città, Daniela Diomedi del Movimento 5 Stelle e Stefano Tombolini di civiche e centrodestra. Si è parlato di temi dirimenti per il quartiere e la città capoluogo. (altro…)

La mia intervista al Comandante Alfa, fondatore dei Gis dell’Arma dei Carabinieri

Igor è ancora nel Ferrarese” ne sono sicuri gli inquirenti che da un mese e mezzo sono sulle tracce del super latitnate: la caccia al killer di Budrio non si ferma, anzi per stanare Igor Vaclavic alias Norbert Feher, sono in campo i migliori professionisti del gruppo speciale dei Carabinieri, i Gis. A raccontarli è il fondatore del corpo di elitè, il Comandante Alfa, fondatore del GIS (Gruppo Intervento Speciale) dell’Arma dei Carabinieri, arrivato a Fabriano (Ancona), ospite dell’associazione giuridica Carlo Galli, per presentare il suo secondo libro dal titolo “Io vivo nell’ombra”.

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Ricostruire le comunità colpite o il terremoto cambierà per sempre le Marche

Le 3:36 del mattino del 24 agosto 2016. Ricordo la sensazione. Il letto che fluttua come fosse nel vuoto. Mi sono voltato sull’altro fianco nel tentativo di riaddormentarmi. Avvolto in una sorta di dormiveglia, pensavo fosse la mia immaginazione dato che, non so il motivo, io ogni tanto il terremoto lo sogno. Questa volta no. L’ho capito dopo. Quando mi sono ridestato avevo i muscoli indolenziti e un grande senso di ansia. Ormai sono sveglio. Sul comodino il cellulare squilla in continuazione. Prendo e lo guardo mentre tento di mettere a fuoco lo schermo del mio Iphone. Infiniti messaggi e decine di chiamate. Richiamo il collega Francesco Benigni che non mi lascia parlare: «Ste, c’è stato il terremoto! Ma non l’hai sentito? Sto scrivendo la notizia». Mi alzo. In tv sento i primi notiziari che parlano di danni ad Arquata del Tronto e realizzo che anche le Marche sono state colpite. Questo cambia tutto. Mentre controllo Facebook e Twitter un ricordo mi trapassa la mente: quello di un mio articolo di cultura su varie reliquie religiose presenti nelle Marche scritto anni prima per una rivista locale. Tra queste c’era la Sindone di Arquata del Tronto. E infatti, scorrendo la rubrica del cellulare, trovo ancora il numero di una referente della Pro Loco e di un dipendente comunale. Li chiamo. La prima farfuglia qualcosa che non capisco. La seconda chiamata è quella giusta e lui non poteva essere più chiaro. «Pescara non c’è più! Pescara non c’è più!». Scopro così dell’esistenza di una frazione di Arquata: Pescara del Tronto, una piccola bomboniera arroccata sulla parete dell’appennino ascolano, a pochi chilometri dall’epicentro.

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Il mio viaggio nella Fermo di Amedeo Mancini

La morte di Emmanuel è un “omicidio razzista”. E’ questo il refrain ripetuto da siti, quotidiani e tg. Ma non per Fermo. La città di Amedeo Mancini, il 39enne fermato con l’accusa di aver ucciso il cittadino nigeriano davanti agli occhi della moglie da lui insultata, non vuole bollini. Non vuole etichettature. Il motivo: conosce Amedè, sa chi è e di cosa si nutre. Il borgo nel sud delle Marche non è una metropoli. Non arriva a 40mila abitanti. A Fermo si conoscono tutti. E sanno che Mancini avrebbe potuto dare della “scimmia” alla moglie di Emmanuel come avrebbe potuto insultare una persona qualsiasi durante una serata al pub. Amedeo Mancini era un agricoltore che, finito il lavoro nei campi, si trasformava in un “provocatore” che si nutriva di violenza. Nella antica roccaforte papalina, dove la destra e la sinistra non hanno mai eguagliato la forza del potere ecclesiastico e dove oggi governa una coalizione di forze trasversali, il sentimento ben diverso da quello che emerge dalle cronache nazionali.

IL MIO REPORTAGE COMPLETO QUI

About Me

Giornalista di strada. Classe 1984. Sono nato a Vercelli, mi sono laureato in Scienze Politiche all’università di Macerata e sono cresciuto ad Ancona. Ex Il Messaggero. Collaboro con Ancona Today e Citynews dal 2011. Mi sono sempre occupato soprattutto di cronaca nera e giudiziaria. Oltre quello c’è il nuoto, calcio, cinema e fumetti di Batman. Ho scritto un libro sulla legge Bossi-Fini, ma era un’altra vita. Continua a leggere…

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